Andare per mare è un privilegio. Un regalo, un sottile piacere che è stato concesso all’uomo. Per mare trovi il tempo. Il tuo tempo. Quello di pensare, di riflettere su quello che hai fatto. E su quello che vorrai fare. Il movimento ritmico delle onde ti rimette in sincrono con le forze della natura. E ti ricorda che sei un ospite, su questa palla lanciata nello spazio che si chiama Terra. Terra, sì: ma che per il 70% è ricoperta d’acqua. Il brodo primordiale, da cui tutto nacque, ha su di noi un’atavica e inconscia attrazione. Inspiegabile. Potente. Per questo si va per mare. Ma se non hai una tua barca, come fai? Ti affidi ad uno skipper. E’ lui che ti guiderà per mare. L’ho fatto più volte. E ogni volta scopri una personalità diversa. E anche questo fa parte del viaggio. Anche questo arricchisce il fascino della scoperta. E così ho provato ad identificare le diverse e controverse personalità degli skipper che puoi incontrare. Ognuno di loro ha la responsabilità di farti amare o odiare il tuo viaggio. Ma se veramente lo vuoi fare, il tuo viaggio, alla fine, niente potrà ostacolare il tuo entusiasmo. Niente potrà sconfiggerlo. Ma vediamo un po’ chi potremmo incontrare su una barca.
– il preciso: è quello che appena sali in barca ti espone le regole del gioco: orari di sveglia, di bagno, di pranzo, di caffè, di doccia, di discesa a terra, di ritorno, di sonno. Il preciso pianifica tutto. Anche cosa puoi o devi fare in bagno. Ti spiega nei minimi dettagli la procedura dell’uso del bagno chimico. Ti mette ansia. Ti interroga sui diversi passaggi da eseguire in perfetta sequenza temporale. Ti impone il posto dove tenere le scarpe a bordo. La quantità d’acqua dolce da consumare. Dove stendere costumi da bagno e asciugamani bagnate. Perché non si tocchi il “bella Napoli style” in navigazione, con i panni al vento. Il preciso organizza turni di pulizia degli spazi comuni, turni di cucina, turni di ricarica dei cellulari, turni per lo scarico a terra della spazzatura. E gestisce anche i tempi per ascoltare la musica a bordo. Insomma, è ansia pura.
– il marinaio: lo skipper “marinaio” è quello che ama davvero il suo lavoro. E vorrebbe farti conoscere tutto del suo mondo. Ti accoglie a bordo con un’occhiata feroce alle tue scarpe. Ed è lì che subito capisci, anche da neofita, che a bordo si sta a piedi nudi. Non servono parole. E’ il primo implicito insegnamento. Poi ogni suo riferimento è alle strutture di bordo. E quindi ti spiega che se ti muovi a dritta non devi incrociare la sartia della randa durante il rollio se non vuoi rischiare di cadere in mare. E tu capisci solo che rischi di cadere a mare. Ma non come evitarlo! E cominci a sudare. Il resto non lo hai capito proprio. Il suo parlare è denso di riferimenti a scotte, alaggi, scuffie, fiocchi e sopravvento. In realtà vuole solo insegnarti come si fa. Ma non lo fa. Vuole trasmetterti l’amore per il suo mondo, ma ti inquieta. E tu ti senti sempre più lontano dal mare. Sempre più ospite su un pianeta che ti è estraneo.
– il piacione: è semplicemente fastidioso. E non solo per le donne a bordo, che saranno, ciclicamente, nelle sue mire. Ma è anche fastidioso per gli uomini, che in lui, tutto sommato, non si riconoscono. E sono costretti ad ascoltare i racconti, improbabili, di mitiche imprese. Racconti studiati a tavolino e creati per affascinare le dolci donzelle a bordo, desiderose di perdersi tra le braccia del tenebroso capitano. A volte, qualcuno a bordo va in competizione con lo skipper piacione. E questo è il peggio che può capitarvi. Perché turba la serenità di tutto il gruppo. Identificarlo subito, e riportarlo, almeno parzialmente, sulla retta via, spetta agli uomini a bordo. Poi, forse, la vacanza, tutto sommato, sarà perfetta.
– il solitario: se ti dice “buongiorno” quando sali a bordo è già un successo. Lo skipper solitario vive il tuo arrivo a bordo come una delle sciagure più grandi che possano mai capitargli in vita. Lui ama la sua barca più di sè stesso. Tu sei un virus, un corpo estraneo che è necessario subire per qualche giorno, fino a quando non hai saldato la tua quota di soggiorno. Poi, per favore, filare. Il solitario naviga facendo finta che tu non ci sia proprio. Navigando, guarda lontano, all’orizzonte. Ti ignora. E lascia che il suo assistente parli per lui. Non ci sarà mai un dialogo con il solitario. Neanche il più ciarliero della compagnia riuscirà a scalfire la sua solitudine. Non vi racconterà nulla della sua vita. A volte tu non riuscirai neanche a ricordare la sua voce. Anzi, alla fine ti convincerai che sia muto o affetto da una strana malattia tropicale.
– il cuoco: ecco, con lui stai bene. Un po’ marinaio, un po’ pescatore. Ma soprattutto amante della buona cucina. A tutti dovrebbe capitare uno skipper cuoco, almeno una volta nella vita. Da quando sali a bordo, il suo unico pensiero è “fare cambusa”. E farla come dice lui. Ti consiglia ogni singolo acquisto da fare, ma non nel supermercato più vicino al porto. Lui conosce ogni piccola macelleria, alimentari tipico, vineria del posto. E tu (guai se non lo fai) devi comprare solo quella roba che trovi lì. Poi, però, in compenso, il momento del pranzo a bordo diventerà il clou delle tue vacanze. Luculliani piatti, raffinati e succulenti, saranno all’ordine del giorno. Resta ancora il dubbio del perché lo skipper cuoco, in realtà, non voglia fare lo chef e basta…
– l’insicuro: è la specie peggiore di skipper che tu possa incontrare. Spesso è quello più competente, in materia di navigazione. Si aggiorna in continuazione e fa del suo lavoro un eterno motivo di studio e approfondimento. Ma lo vedi sempre agitarsi, a bordo. Controlla ogni cavo, ogni angolo della barca. Ascolta con cura il rumore del motore, il sibilo del vento tra le vele. Ogni scricchiolio del legno, ogni ticchettio. E sbarra gli occhi, sussulta ad ogni minuto. E tu sbianchi, immaginando la triste fine del Titanic ad ogni rumore sospetto. E ti domandi perché mai non hai scelto quella comoda spiaggia con ombrellone e bibitone fresco, piuttosto che la barca.
In realtà, ogni skipper che incontrerete nella vostra ricerca della perfetta vacanza in barca, avrà un po’ di ognuna di queste caratteristiche. Variamente miscelate. Se trovate quello che riesce a comprenderle tutte, in maniera equilibrata, allora farete un buon viaggio. Per mare e in voi stessi. Ed è questo l’augurio che vi faccio. Altrimenti, alla fine, la penserete come quel mio amico che diceva che “non esiste un buon skipper, e se ne trovate uno buono allora è un succo di frutta”. A buon intenditor…