Loricanda, la lavanda del Pollino che profuma di business

(scritto da me per AGI).

“In questo momento sto accompagnando 50 bimbi della scuola elementare in visita ai nostri impianti”. Selene Rocco, la responsabile dell’azienda agricola Lavanda & Lavandule di Campotenese, nel territorio di Morano Calabro (Cosenza), ci accoglie con cortesia. Anche se e’ indaffarata, da quando ha creato il Parco della Lavanda. Siamo tra i monti del Massiccio del Pollino, sede di uno dei parchi nazionali piu’ grandi d’Europa. E ricco di flora e fauna. A volte si tratta di vere ed originali eccellenze. Come una rara lavanda che cresce spontanea in questa parte di Calabria. Si chiama Loricanda, dal nome del pino loricato, specie arborea caratteristica di questi luoghi, abbondante sulle pendici del Pollino e simbolo stesso del parco. La famiglia Rocco nel 2007 decise di affidare al Centro nazionale delle ricerche (Cnr) di Bologna la realizzazione in vitro di quella che, fino alla meta’ circa del XX secolo, cresceva invece spontaneamente, a quote tra i 900 e i 1700 metri di altitudine. Anticamente veniva raccolta nelle contrade “Calice”, “Tenuta della principessa”, “Campiglione” e “Barbalonga” e, dopo la distillazione, veniva venduta alle industrie farmaceutiche. Ma dopo le opere di rimboschimento della fine degli anni ’50, quasi tutta la lavanda spontanea e’ scomparsa.
“Oggi la coltiviamo noi, sia per la vendita diretta che per la farmacia o la profumeria – dice all’AGI Selene Rocco – e spesso la domanda e’ superiore alla nostra offerta”.
“Siamo un’azienda familiare, e ci siamo dedicati a questa particolare coltivazione biologica con tanta passione – dice la responsabile dell’azienda – e oggi riusciamo a produrre 50 varieta’ diverse di lavanda, che e’ possibile anche vedere nel nostro giardino botanico, come oggi fanno i bimbi che sono venuti a trovarci”.
“A chi viene qui facciamo anche vedere il laboratorio dove avviene la distillazione a corrente di vapore, da cui otteniamo l’olio essenziale – precisa Selene Rocco – che si usa anche direttamente sulla pelle, come se fosse un cortisone, nell’industria farmaceutica. Ma con la lavanda facciamo anche lo sgranato, che poi viene usato per le tisane o per i profumatori per gli armadi, che si trovano nelle parafarmacie o nelle erboristerie. Ma ancora non abbiamo una grande distribuzione. Abbiamo recuperato quella che era una produzione assolutamente tradizionale – dice ancora Selene – e sappiamo che negli anni ’40 la produzione della lavanda veniva rilevata dai produttori della Brillantina Linetti, che la utilizzavano per la profumazione del prodotto. Abbiamo anche delle foto dell’epoca, dove si vedono i vecchi distillatori a carbone”.
Da un prodotto antico e del tutto naturale, oggi puo’ dunque anche passare lo sviluppo di un’area che ha tanto bisogno di nuove attivita’ economiche e di occasioni di lavoro per trasformare finalmente in realta’ le tante potenzialita’ di cui dispone.