Come ogni buon cosentino, non posso esimermi dal visitare, almeno per qualche ora, la mitica, leggendaria, storica, famosa (e vai giù di aggettivi…) fiera di San Giuseppe, che, come ogni anno ci ricordano i media locali, affonda le sue origini nel medioevo e rimarca la tradizione mercantile della città dei Bruzi. Che più che vendere e comprare, facevano la guerra, i Bruzi. Forse vendevano e compravano schiavi, quello sì. Ma veniamo alla fiera, o “ara fera”, per dirla in slang della riva del Crati. A me, più che guardare i prodotti in vendita, piace guardare e ascoltare la gente. Non me ne vogliano i miei concittadini, ma trattasi di un vero bestiario, pari solo a ciò che si trova su Facebook, altrettanto mitico ma non medievale. Ma qui le persone le vedi da vicino, le puoi anche “toccare”, parlarci, interagire con loro. E ce ne sono di ogni tipo. Vediamone qualcuno.
L’affarista: è quello che vedi aggirarsi lentamente e con fare scientifico tra tutte le bancarelle. Ti sembra quasi di sentire la musica de “Lo squalo”. Gira e rigira, osserva, prende nota, chiede. Non importa cosa venda la bancarella. Lui cerca un qualsivoglia affare. O ciò che crede possa esserlo. Tira un po’ sul prezzo. Sorride, ammicca. Ma poi non compra nulla. E passa alla bancarella seguente… a volta fa due o tre giri, instancabile, per tutto il circuito della fiera. Alla fine potrebbe aprire anche un banchetto tipo ufficio informazioni, tanto sa dove si trova qualunque cosa.
Il salutista: quello che si ferma, immancabilmente, davanti alle griglierie. Osserva la salsiccia arrostire. Poi fa un sospiro e ordina un panino. “Con la lattuga, che fa bene – dice – ma mettici pure la salsa barbecue, la senape e la maionese. La cipolla solo un po’…”. E per fargli bene dovrebbe accompagnare il paninazzo con una bottiglia di acqua di Lourdes, altrimenti…
Il linguista: sa due parole di inglese e tre di francese, retaggio delle scuole medie. Ma pensa di sapere anche un po’ di arabo. E così si ferma davanti a qualunque straniero per chiedere, rigorosamente nelle lingue che “crede” di sapere, informazioni sui prodotti esposti. Il giovane nero che gli sta davanti lo guarda attonito. Lui conosce benissimo inglese, francese, arabo e parla pure l’italiano. E quindi tenta di capire da quale Paese venga quel genio che ha di fronte. E se la ride con l’amico, parlando anche in swahili, tanto per prenderlo un po’ di più per il culo.
Il critico: lui si ferma davanti alle opere in legno intagliate da mani sapienti in terra d’Africa (forse, secondo me li fanno a Secondigliano…) e sceglie con cura l’arco dei Watussi, in offerta, completo di frecce, da incastonare sull’unico angolo di parete libera che ha a casa. E adora la poltroncina di legno nera, a forma di palmo di mano aperta. La prova, ma non si fida del precario equilibrio. E ogni anno dice che la comprerà l’anno prossimo. Come vorrei vedere casa sua…
Il vecchio amico: è quello che ti ferma nel punto più stretto del fiume di gente che attraversa i vialetti della fiera. “Ciao, da quanto tempo! Ma tu sei sempre lo stesso!”. E mentre tu tenti di infilare almeno una mano in una tasca per arrivare ai cosiddetti punti di fortuna (che non è vero, ma ci credo… non si sa mai…), infili la mano nella tasca di un altro di fianco, che pure s’incazza. E intanto fai il sorriso ebete. Perchè il tuo vecchio amico si ricorda benissimo di te, ma tu avresti giurato, e messo la mano sul fuoco più sicuro di Muzio Scevola, che quella persona tu non l’hai mai vista. E così cerchi, con domande di circostanza, di capire chi cazz’è, dove lo hai conosciuto e cosa mai avrai diviso con lui. Per esperienza, di solito trattasi di compagni di scuola elementare (che se sei rimasto sempre lo stesso vuol dire che davvero non stai bene e ti devi seriamente preoccupare…) o gente che hai conosciuto al mare a casa di qualche altro amico ormai disperso.
Ma soprattutto, attraversando la fiera, ti accorgi che manca qualcosa, in questa città: il sapone. Nella calca, gli odori non provengono solo dalla merce esposta o dai cibi in cottura. Beh, in fondo “fiera” vuol dire anche bestia…