Ho la (s)fortuna di abitare proprio sopra un supermercato. (S)fortuna perché ancora non ho capito se la “S” devo mettercela o no. Eppure sono passati ormai molti anni. E’ bello salire a casa direttamente con il carrello pieno della spesa, visto che tra l’uscita del supermercato e l’ascensore non c’è nessun gradino. Scarico la roba direttamente dal carrello nel frigo! Ma poi, anche nei giorni (rari) in cui potrei dormire di più, alle 8 di mattina di sotto è già tutto un mormorio. Senza contare chi tiene il motore sempre acceso, che poi rimbomba tutto nel quartiere, o quelli che litigano per la macchina in doppia fila… malcostume abbastanza diffuso. In questo periodo di coronavirus si forma la fila all’esterno. E dal mio balcone entro direttamente nella vita della gente. La gente che non riesce a stare zitta, quando è in fila. E, anche se a distanza, socializza! E così dopo 5 minuti in fila ci sono le due signore che magari si erano finora solo viste e salutate con un cenno, che diventano amiche e decidono di raccontarsi la loro vita. Io vorrei non ascoltare, ma, soprattutto al tramonto, volete negarmi il dondolo sul mio terrazzino? E allora, pur immerso nelle mie letture, sono distratto dalle signore che fanno la fila. E scopri di tutto. C’è la furbissima che gela il ragazzone che arriva e chiede “chi è l’ultimo?”. La risposta: “Tu sei l’ultimo!”. E chi racconta di “compa Peppino, ch’è rimasto solo da quando la moglie, Dio l’abbia in gloria, se n’è andata”. “Duminica aiu fattu i lagani, e nu piattiddru ci l’è purtatu. Ohi, cum’era cuntiantu!”. “Ca chiru, i figli, su s’u scordatu… e sì ca tantu unn’u vinianu a trovà mancu prima di Conti!”. Suppongo il riferimento sia ai D.P.C.M. governativi di Giuseppe Conte. “Signo’, un piglià a ‘nsalata chira dintra a busta gialla, ca me paruta amara, l’ultima vota… sacciu i ddue vena!”. “Sciuaddru, ca ci fossa u coronavirussu?”. “Ca iu mi ‘ste lavannu sempi i mani ca sinn’è jutu puru u coloritu, tè: guarda!”. E anche io mi guardo le mani. E siccome il colorito c’è, mi alzo e vado lavarmele. Vuoi vedere che non lo faccio abbastanza spesso? Uffa. Così imparo a farmi i fatti degli altri! Aspetto che finisca la fila. Che mi prende l’ansia. Poi tramonta il sole.