Sono invisibile.

Ovvero della professionalità nella ristorazione.

Ore 21,00 circa. Con una mia amica decidiamo che è ora di fare uno spuntino. A casa mi è rimasto poco, allora è meglio se andiamo in un localino. Metà settimana, staremo tranquilli. Certo non è il caso di prenotare. Ho saputo di un posto dove fanno del pesce, nel centro città. Ok, andiamo lì. Parcheggiamo, nelle strisce giuste. Scendiamo. Ci avviciniamo. Sì, non è affollato. Anzi, c’è un solo tavolo occupato, si vede da fuori. Ok, entriamo. Appena apriamo, ci assale una puzza di fritto indicibile. Mah, forse è solo all’ingresso, ormai siamo dentro. Dai, che pare brutto. Ormai ci siamo… Salutiamo. Buonasera. Il proprietario (credo), parlava con della gente, davanti ad una carrozzina con un bimbo piccolo. Discorrevano amichevolmente. Vicino c’era quella che forse era la moglie e una ragazza, giovane, magari era la figlia. Buonasera, ancora. Nessuna risposta. Ci guardiamo, io e la mia amica. Vabbè. Ormai siamo dentro. C’è un solo tavolo occupato. Uno appena lasciato dai commensali, credo, con i piatti sporchi sopra. Posate sporche, molliche dappertutto. Tovaglioli abbandonati. Altri tre tavoli non apparecchiati. Ci sediamo ad uno di questi. Nel centro della sala. Ora verrà qualcuno e ce lo facciamo preparare. Il proprietario rientra in cucina, la donna (quella che forse era la moglie…) viene in sala e porta dei piatti all’unico tavolo occupato. Arriva anche la ragazza, con altri piatti per il tavolo occupato da 5 o sei persone, che discorrono tra di loro. Ok, ora ci vedono. No. Neanche una parola. Neanche uno sguardo. Nonostante io invece lo cercassi, il loro sguardo. Tornano in cucina. Aspettiamo. Un 5 minuti di orologio. Ora ci porteranno dell’acqua, il menù… Entra una coppia. Salutano. Buonasera. Gli rispondono: buonasera, sedetevi qui. Io e la mia amica ci guardiamo e sorridiamo. Tornano in sala la signora e la ragazza. Aprono un mobile e prendono piatti e bicchieri puliti. Iniziano ad apparecchiare la tavola della coppia appena arrivata. Ok, ci diciamo io e la mia amica con uno sguardo. Ora arrivano anche da noi. Finiscono di apparecchiare la tavola dei due. Non ci guardano nemmeno. Noi siamo a due metri, non di più. Tornano in cucina. E’ a questo punto che credo che mi sia uscito del fumo dalle orecchie. Io ho resistito, ma poi, alla fine, sono andato in ebollizione. La mia amica mi prende la mano. Come per dire: calma! Non dice una parola. Ci guardiamo soltanto. Ci alziamo all’unisono. Prendiamo giacca e telefono. Accostiamo le sedie al tavolo. Andiamo via. Non ci ferma nessuno. Non ci guarda neanche nessuno. Quindi, non volendo pensare che nel centro della città (Cosenza) possano esistere locali dalla così scarsa professionalità e dal così misero senso dell’accoglienza, con il puzzo di fritto, i tavoli lasciati sporchi o non apparecchiati, totale indifferenza verso chi entra o esce, cosa che cozzerebbe con le più elementari regole da applicare da parte di un ristoratore o un esercente un locale pubblico (votato al turismo), ho elaborato una mia teoria: sono invisibile. Forse lo divento dopo una lunga giornata di lavoro. Chissà! Buonanotte!

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