Noi eravamo i mafiosi, i reietti, gli incapaci. Quelli del Sud, per antonomasia peccatori e inferiori. Quelli che si erano piegati alla ‘ndrangheta, al malaffare. Incapaci di reagire. Chiedevamo aiuto, ma nessuno ce lo ha dato. Chiedevamo lavoro, per sfuggire alle grinfie di una cultura mafiosa, che si è sviluppata, ricordiamolo, dopo l’unificazione dell’Italia. Prima non c’era. E’ un regalo del Regno piemontese. Frutto di accordi con i signorotti locali. Tutto andava bene, pur di appropriarsi delle ricchezze dei Borbone e del territorio. Ma invece siamo stati relegati ad essere colonia. E pertanto a non avere diritto allo sviluppo. Noi dovevamo fornire solo braccia. Emigrare. Lasciare tutto. Tanto, alla fine, cosa lasciavamo? Lacrime e polvere. Ma adesso si sono accorti che dalla colonia è partito anche altro. In maniera incontrollata. E loro non lo avevano previsto. E’ partito il malaffare. Quello che loro volevano che avessimo solo noi. Ma cosa avrebbe potuto fare il malaffare in una terra povera? Era ovvio che sarebbe stato attratto dalla ricchezza. E allora, adesso, il malaffare fa parte del loro mondo. Li ha attaccati, pian piano invasi e infine conquistati. E loro non sanno cosa fare. Imprenditori finora onesti si sono ritrovati a patteggiare, contrattare. E infine accettare e soccombere. Non hanno gli anticorpi che abbiamo noi. Non sanno capire, non sanno distinguere. E, neanche tanto lentamente, stanno diventando come quelli del malaffare. Pur di sopravvivere. Invece, da noi, nello sporco Sud, sappiamo cavarcela. Nonostante tutto. Ed esiste chi dice no. E questo da sempre. Per questo siamo poveri. E stiamo lottando. Da sempre. E voi, al Nord, che dicevate che noi eravamo gli omertosi, i collusi, i deboli, adesso che l’omertà è una vostra prerogativa, adesso che da noi si denuncia e da voi no, adesso che l’Italia è al rovescio, anche se continuate a non volerlo ammettere e vedere, cosa farete? Emigrerete al Sud?